Ernesto Lamagna - Lo scultore degli Angeli




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C'è latente, in queste immagini, quel culto appassionato per l'età barocca che contraddistingue da anni la ricerca del Maestro.

Lamagna rivive in sé certi principi fondamentali della forma barocca, ma non ha alcun interesse a rievocare in modo diretto quelle forme. Si tratta piuttosto di una sorta di sintonia morale che funge per l'artista da orientamento ma non ne condiziona più di tanto la realizzazione finale dell'opera.

C'è in questa idea di rappresentazione un'implicita richiesta dell'artista, quella di guardare con immediatezza all'opera d'arte e non tanto alle nostre conoscenze di storia dell'arte, per vaste e ramificate che siano. E direi che proprio questo succede. Le figure degli angeli fanno l'effetto di una materia che si sia solidificata intorno al turbinio dell'idea che li ha generati. Una potente energia, insieme interna e esterna alla formulazione dell'immagine, sembra governare l'atto creativo, e questo sì secondo un criterio che rammenta l'impetuosità di certi artisti barocchi sottili e tormentati come il Mochi.

Le immagini si stagliano consumate da una specie di scavo intcriore provocato da lame che scendono sotto all'apparenza delle cose.

Claudio Strinati
Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Roma